La storia                           

 

 

 

La "favola" degli Anonimi  

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Bar Pirazzu  (clicca qui)

 

 

Perché quando parliamo di anni ’60 li ricordiamo con nostalgia, con rimpianto, con ammirazione e li definiamo favolosi?

E’ utile una veloce ricostruzione storica: dopo il disastro della 2^ guerra mondiale e le distruzioni fisiche, economiche, materiali e morali che tutti, vincitori e vinti, avevano subito, la seconda metà degli anni ’40 e tutto il periodo degli anni ’50 sono stati assorbiti – soprattutto nel nostro Paese – dallo sforzo per la ricostruzione.

 

 

Gli anni cinquanta  (Paola Salviati - Quadrindustria)

La guerra è finita da sei anni, gli italiani sono 47 milioni e mezzo, le famiglie sono 12 milioni formate in media da quattro persone. I laureati (che oggi superano i tre milioni) arrivano a poco più di 420 mila. E' un periodo di grandi trasformazioni, il decennio che ruberà braccia all'agricoltura a favore della fabbrica. L'economia cresce ad un ritmo vertiginoso: dal 1951 al 1958 la produzione segna un + 5,5% all'anno, aumentano le importazioni con un tasso che tocca il 15%. nel 1955 un operaio guadagna 40 mila lire al mese, un giornale ne costa 25 ed il reddito pro-capite passa da 305 mila lire del 1951 alle 446 mila lire del 1959. Nel '53 nasce la televisione, quattro anni dopo è la volta di Carosello che porta nelle case italiane la pubblicità e accompagna i bimbi a nanna.

 

Il boom economico

Ma ecco, con gli anni ’60 inizia il boom della nostra economia: la disoccupazione diminuisce vistosamente e, anzi, ci avviciniamo verso la piena occupazione.

Aumentano gli abitanti, migliora la scolarizzazione e il boom economico che caratterizza il nord spinge molte famiglie del Meridione a trasferirsi nelle città industriali.

Tanta era la povertà da recuperare, tantissima soprattutto nel centro-Sud era l’emigrazione, verso il Nord-Europa (Germania, Belgio, Olanda), verso Stati Uniti e Canada, Sud America (Argentina e Venezuela) ed Australia.

Il tasso di disoccupazione è al minimo storico (3,9%); nelle abitazioni entrano gli elettrodomestici, ma le donne sono ancora tutte "casa e famiglia". Dalla Francia arrivano il '68 e la contestazione che cambierà il mondo: i giovani chiedono più giustizia sociale, ma c'è paura e diffidenza verso chi vuole sconvolgere gli schemi.

 

Il made in Italy ha grande successo in tutto il mondo e si sviluppa alla grande la nostra industria, da quella automobilistica (FIAT, Alfa- Romeo, Lancia, Autobianchi, Maserati, Lamborghini, Ferrari), agli elettrodomestici (Ignis, Rex, SanGiorgio), alle radio e televisioni (ricordate Geloso, Autovox, Mivar?).

 

Per non parlare del boom dell’industria della moda, abbigliamento, calzature, borse e accessori vari,  richiestissimi in tutto il mondo.

  

Nascono i grandi stilisti, che superano il successo dei grandi nomi francesi e che fanno “tendenza” senza alcun dubbio.

 

Negli anni ’60 c’è anche un grande fermento sociale nel mondo e, quindi, anche in Italia: dalla rivoluzione sessuale con l’emancipazione della donna, ai movimenti giovanili (ricordate il ’68?), al sindacalismo di massa. Rivoluzioni avvengono anche nel mondo dell’arte e della musica.

 

Nella musica esplode il successo mondiale dei Beatles, fatto di musica di gruppo, di chitarre elettriche, di ritmo beat, di impasti vocali. Sulla scia tracciata dai Beatles emergono grandi musicisti (ad esempio Bacarach) e grandi altri complessi ed artisti.

 

Anche il nostro Paese registra il boom dei complessi, Equipe 84, i Giganti, i Nomadi, i Dik-Dik, i Pooh, i Camaleonti, i New-Dada, gli Showman, i Jaguars, tanto per citarne alcuni.

 

Arrivano in Italia ed hanno grande successo cantanti e complessi inglesi ed americani, come i Rokes, Mal e The Primitives, i Renegades, i Sorrows, i Casuals, Rocky Roberts, che fanno esplodere il Piper a Roma.

 

Anche Mesagne non poteva non subire gli effetti di questi cambiamenti, anzi, la Puglia credo che in quel periodo fosse all’avanguardia.

Già all’inizio degli anni ’60 vi era il complesso dei Messeri, tre mesagnesi (Antonio Pino alla chitarra, Attilio Maizza al basso e Nicola De Vicienti al pianoforte e organo) ed un brindisino (Aldo Tramonti alla batteria).

 

Nati nel 1964 Gli Anonimi entrano in scena nel 1965  e, più o meno, contemporaneamente appaiono i Partners, i Coralli, i Dinosauri ed altri ancora.

        I componenti erano:

            Angelo Guarini - basso e voce solista

            Cosimo Canuto - organo, armonica a bocca e coro

            Pino Mattia - chitarra accompagnamento

            Germano Fasano - chitarra solista

            Sergio Diviggiano - batteria e voce solista

        In seguito ci sono state sostituzioni:

            Gaetano Russotto - chitarra solista e voce solista

            Mario Zaccaria - batteria

            Bruno Zizza - chitarra accompagnamento

 

E’ stato già ricordato in altre circostanze che, così come Liverpool fu la culla dei Beatles e di tantissimi complessi inglesi, Mesagne si meritò sul campo la definizione di “Liverpool delle Puglie”.

 

In ogni scantinato si sentivano complessi che facevano le prove, in giro si vedevano ragazzi con a tracolla borse che contenevano chitarre elettriche . C’era grande attesa per le feste organizzate dagli studenti dell’ultimo anno degli Istituti Superiori, dal Circolo Universitario, dai Vigili Urbani, proprio  al Teatro Comunale di Mesagne.

 

Si smontavano le sedie e veniva fuori una pista da ballo. Lo stesso si faceva al Cinema Ariston ed ogni anno venivano come ospiti grandi nomi dell’epoca: Iva Zanicchi, Patti Pravo, Caterina Caselli e l’Equipe 84.

 

Feste venivano organizzate dal Club del Castello ed in un altro locale in una traversa di Via Latiano, il Ragno, sicuramente qualcuno lo ricorderà. Ma anche più lontano. Ricordiamo a Vasto, nell'estate del 1968.

 

 

GLI ANOMINI  furono i primi a suonare la “nuova” musica:

 

il loro repertorio comprendeva brani dei grandi complessi inglesi (Beatles, Rolling Stones, Yardbirds, Spencer Davis Group, Troggs, Kinks), americani (Beach Boys, Bee Gees, Monkees, Mamas and Papas) e di grandi interpreti americani di blues e rhytm and blues, come Ray Charles, James Brown, Otis Redding e Wilson Pickett.

 

Naturalmente non mancavano brani dei complessi italiani, con particolare riferimento ad Equipe 84, Giganti, Rokes, Pooh, New Trolls, Showmen, Califfi, Ribelli e così via.

 

Numerose anche le esibizioni presso i 3 club della base USAF e le serate di “spalla” a big dell’epoca, come Iva Zanicchi, Caterina Caselli, Ricky Gianco, Franco IV e Franco I, i Renegades, Christy (prima in classifica con la canzone “Amore, amore, amore”, dal film di Alberto Sordi Fumo di Londra) ed Eugenia Foligatti, vincitrice del Festival di Castrocaro e del girone giovani a San Remo.

         Dopo 35 anni di pausa il complesso viene ricostituito, seppure in forma ridotta:

         Cosimo Canuto - organo Hammond e armonica a bocca

         Angelo Guarini - chitarra e voce solista

         e suona principalmente brani delgi anni '60 - '70 (vedi pagina DOWNLOAD).

 

 

Le foto degli Anonimi

Le foto che vedrete rappresentano la storia degli Anonimi perché si riferiscono ad un incontro dei cinque componenti della prima formazione degli Anonimi.

L'incontro è avvenuto a Luglio del 2010, 45 anni dopo la formazione del complesso.

 

 

 

 

         

Il ragno d'oro, il locale di Mesagne dove, con la musica degli Anonimi, sono nati nuovi amori. (clicca sul ragno)

 

Uno stralcio di storia degli Anonimi

Pitu

Il complesso suonava sia a Mesagne, sia in paesi più o meno lontani. Allora ci servivamo di un mezzo di trasporto per noi e per gli strumenti. Era un Volkswagen a furgone di colore bianco. Non  era nostro ma era come se lo fosse.

Il furgone era dello zio di Sergio, Pitu, si chiamava, una persona di mezza età, molto simpatica, amichevole e pronto sempre a darci una mano. Ormai era diventato parte di noi in quanto tutte le volte che si suonava era con noi.

Pitu non sentiva molto bene e allora spesso accadevano cose buffe. Una notte di capodanno verso le cinque di mattina tornavamo a Mesagne dopo una serata a Taranto. Ci fermò la polizia e, visto che era notte, chiese all’autista di provare luci, frecce, ecc. Pitu non sentiva bene e si mise a suonare il clacson. I poliziotti impietositi ci mandarono via.

Pitu era una grande mangiatore di acciu. Eravamo a Roma per un provino musicale e, di sera, siamo andati, con Pitu, al ristorante. Menu, cosa mangiamo, io prendo gli spaghetti, dice Pitu. Riflette un po’ e chiama il cameriere. Una capo d’acciu. Prego, dice il cameriere? Una capu d’accio! Non aveva capito, il cameriere, che chiedeva del sedano.

Noi lo ricordiamo così, ora che non c’è più.

 

La nuova batteria

Ricordiamo quella volta che siamo andati a comprare la nostra prima batteria. A Brindisi.

Siamo andati io  (Cosimo) e Sergio.

Siamo scesi in uno scantinato e c’era una batteria, vecchia come una “coccia” ma riverniciata di fresco, verde metallizzato. C’era tutto o quasi, ma qualcosa mancava.

Ma manca il rullante, abbiamo detto in coro!                 

Non vi preoccupate, ve lo faccio subito ha detto lui, prendendo dalla madia un vecchio sutazzo (setaccio)

 

  

Le lettere di ringraziamento del Comandante dei Vigili Urbani di Mesagne Bilancini

 

 

 

 

Ed ecco ancora altre locandine delle nostre feste danzanti

 

 

 

    

 

   

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO DEL 31/08/2007

LA BASE “NATO” 

Meritano un capitolo a parte le esibizioni musicali presso la base “Nato” di S. Vito dei Normanni. Nel gergo locale tutti la chiamano tutt’ora così, ma in realtà era una base USAF (United States Air Force), cioè di proprietà dell’Aeronautica Militare Statunitense. 

Erano, quelli, gli anni della guerra fredda fra i due blocchi, in cui si è rischiata la 3^ guerra mondiale. 

La base di S. Vito, con un gigantesco radar, aveva il compito di “grande fratello” verso l’Est, cioè di ascoltare e registrare le comunicazioni che avvenivano all’interno del blocco sovietico. 

La base era cresciuta negli anni ’60 in misura notevole, arrivando ad un massimo di 6000 statunitensi che vi prestavano servizio. 

Una vera e propria cittadina americana, dunque, trapiantata in Italia, con uffici, abitazioni private, esercizi commerciali e strutture per il tempo libero. Circa queste ultime, per dare un’idea, vi erano: piscina, campo di golf, radio privata (negli anni ’60, con il monopolio della RAI, parlare di radio privata era una novità assoluta. In provincia di Brindisi era possibile ascoltare e registrare canzoni inglesi e americane con mesi di anticipo rispetto al loro arrivo in Italia) e ben tre club: l’Officers club per gli ufficiali, l’NCO per i sottoufficiali ed il Service Club per i giovani (una sorta di PIPER, per intenderci). 

Gli Anonimi hanno suonato numerose volte in tutti e tre i club ed ogni volta era un’esperienza unica: era come se, con un colpo di bacchetta magica, suonassero in tournée negli Stati Uniti. Nella base “NATO”, infatti, tutto era americano: l’arredamento, le bevande, i frequentatori, il “clima”. In particolare era bellissimo suonare al Service Club, la cui direttrice, miss Tabler, era pignola e professionale nell’organizzare tutto al meglio. 

L’unico che parlava decentemente l’inglese era Cosimo Canuto, per cui se qualcuno degli altri Anonimi voleva interloquire con miss Tabler, si sentiva inevitabilmente rispondere: <<No, tu no, Cheniuto!!>>. 

Soprattutto al Service Club tanti erano gli appassionati americani di musica, tutti giovanissimi, ed era bello suonare a tutto volume, avere i loro applausi, a prescindere da qualche inevitabile strafalcione nel testo delle canzoni americane, di cui il repertorio degli Anonimi era pienissimo. In pratica rock, blues, beat e rytm and blues superavano ogni barriera linguistica. 

Tu per quella sera suonavi come per magia in America, i giovani americani partecipavano attivamente, cantavano, ballavano, ti applaudivano ed era come un sogno che diventava realtà ………